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Rischio da esposizione ad agenti chimici nelle operazioni di verniciatura

La verniciatura è un’attività industriale ampiamente diffusa in diversi settori, e ne riveste una  rilevante importanza; essa ha infatti lo scopo di rivestire un componente o un manufatto di uno strato di vernice che può avere una duplice funzione: protettiva e/o estetica.


Una vernice, di fatto, è una miscela di prodotti chimici e quindi il rischio associato al suo utilizzo è un rischio di tipo chimico. Tale rischio può derivare da: contatto cutaneo (dovuto, ad esempio, alla manipolazione di sostanze chimiche senza l’utilizzo dei guanti di protezione o con l’utilizzo di guanti non adeguati), contatto oculare (dovuto, ad esempio, al non utilizzo di occhiali protettivi contro gli schizzi dovuti alla lavorazione), inalazione (dovuta, ad esempio, alla non presenza di adeguati impianti di ventilazione e aspirazione, e al non utilizzo di adeguati dispositivi di protezione delle vie respiratorie) e ingestione (dovuta, ad esempio, al fatto di mangiare e/o bere subito dopo aver manipolato delle sostanze chimiche, con il rischio che dei residui di esse siano rimaste sulle mani dell’operatore).


Per tale motivo, l’operatore che esegue un’operazione di verniciatura deve conoscere bene i rischi chimici sia in riferimento al prodotto che utilizza, che al tipo di lavorazione che esegue con quel prodotto.

In merito al prodotto utilizzato, va detto che in ottemperanza a quanto stabilito dal Regolamento 1272/2008 (cosiddetto “Regolamento CLP” che sta per “Classification Labelling and Packaging”) le sostanze chimiche e le loro miscele devono essere classificate, etichettate e imballate secondo precise regole.


In particolare, tali sostanze, devono essere accompagnate da un’ “etichetta di sicurezza”, apposta sul contenitore della sostanza stessa, e da una “scheda di sicurezza” in cui vengono elencate le classi di pericolo e i relativi consigli di prudenza. Elementi molto importanti, presenti sia sull’etichetta che sulla scheda di sicurezza, sono i pittogrammi e cioè dei segnali che indicano in maniera sintetica ma in ogni caso chiara e univoca, i rischi associati a quella particolare sostanza.

In merito invece al tipo di lavorazione, tipicamente una verniciatura industriale può essere eseguita secondo due tecniche diverse: “a spruzzo” oppure “ad immersione”.
Nella tecnica “a spruzzo” c’è un minor costo di attrezzatura, e una maggiore semplicità nella lavorazione, ma ha lo svantaggio di essere più rischiosa per l’operatore: trattandosi di una lavorazione prettamente manuale, essa viene svolta in apposite cabine di verniciatura dove l’operatore entra ed è a diretto contatto con la vernice nebulizzata; il che comporta l’utilizzo obbligatorio di diversi tipi di dispositivi di protezione individuale, tra cui una tuta protettiva integrale e una maschera a pieno facciale con filtri.
Nella tecnica “a immersione”, invece, il processo è più automatizzato e vi è meno contatto dell’operatore con la vernice; i componenti, infatti, tramite un apposito sistema vengono caricati e immersi in una vasca contenente la vernice. In questa lavorazione, quindi, permangono i rischi su citati ma vi è un più basso fattore di esposizione.
Il prezzo da pagare è il maggior costo complessivo e la maggiore complessità tecnologica.

Un brevissimo cenno va doverosamente al fatto che per verniciare esistano due tecniche e che una è più pericolosa per la salute umana, ma più economica, e l'altra meno invasiva per l'operatore ma più costosa come attrezzature.

Indipendentemente da considerazioni su rischi e relativa sicurezza, a seconda del materiale con cui si entri in contatto e della forma del componente, bisogna obbligatoriamente usare una tecnica o l'altra, dotandosi di tutti i DPC e DPI per abbassare il rischio derivante dall’esposizione da agenti chimici.

MR

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